
Hari om guerrieri della luce.
Il tema che affronteremo oggi è: “Comunicazione non verbale”, sintonizzazione affettiva con la figura materna.
In psicosomatica si afferma che tutte le nostre antenate e madri, sono rappresentate dal lato sinistro del nostro corpo.
Il primo contatto che il bambino ha con la propria madre, crea un primo rapporto di fiducia molto importante.
Se ci si sofferma ad osservare un bambino appena nato in braccio a sua madre si viene colpiti dalla delicatezza e dalla esclusività di questa prima relazione.
Intense emozioni guidano l’alternarsi di gesti, sguardi, parole, silenzi e rivelano la capacità che madre e figlio hanno fin da subito, di stabilire un contatto profondo, unico e irripetibile.
Il bambino è capace, già da appena nato, di richiamare con tutto il suo corpo e la sua gestualità l’attenzione della madre, sollecitando il lei le reazioni più adeguate.
A sua volta la madre risponde alternando attività in grado di stimolarlo o tranquillizzarlo, così facendo, favorisce le graduali esperienze necessarie allo sviluppo del suo piccolo.
Tra madre e bambino si instaura pertanto una comunicazione emotiva simile a una “danza” in cui, a turno, i due partecipanti ritmano la sincronia e l’affiatamento.
È proprio attraverso la comunicazione dei loro corpi, che si cercano, si toccano, si muovono, che madre e figlio si scambiano intense emozioni. Dunque la “danza” è sorretta da una particolare risonanza affettiva.
Questo sistema di regolazione, che ha un’origine biologica ereditaria, con lo sviluppo delle capacità simboliche e linguistiche del bambino si sposterà gradualmente da un piano fisiologico e comportamentale a un piano psicologico.
La capacità di sintonizzazione affettiva, all’interno di una relazione sufficientemente buona, permette così al bambino di organizzare le esperienze corporee integrandole con quelle affettive, fino all’acquisizione di un adeguato equilibrio psicosomatico.
Situazioni di stress emotivo, ansia patologica, paura costante o di forte preoccupazione possono portare il fisico ad esprimere, sottoforma di campanello di allarme, un disagio più profondo.
Se perdiamo il contatto con il nostro sé, il nostro radicamento e con il nostro corpo, ignorando i sintomi e a sua volta le cause, non troveremo mai pace e benessere nel nostro quotidiano.
Un neonato rimasto incastrato nel canale del parto ad esempio avrà come la sensazione di rimanere incastrato anche nella vita. C’è chi resta podalico e va verso l’oscurità, anziché verso la luce. Oppure chi viene soffocato dal cordone ombelicale.
Ciascuno di queste condizioni avrà un effetto sulle loro vite!
Come prima sfida che ci attende è uscire dal grembo di nostra mamma. Il viaggio verso l’ignoto può spaventarci.
Tuttavia la nascita non è un viaggio verso l’ignoto, perché il legame tra il neonato e la madre si è formato molto prima e qualunque cosa accada non finirà mai.
Se siamo consapevoli di ciò, troveremo il coraggio di andare incontro all’ignoto, senza paura e timore.
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