
Hari om guerrieri della luce.
Il tema che affronteremo oggi è “Neuroplasticità”, riprogrammare la propria mente.
Lo sapevi che puoi riprogrammare la tua mente?
Si chiama neuroplasticità. Alcune ricerche condotte da neuroscienziati e dagli psicologi, hanno portato a pensare che un ricordo, una volta creato, può essere modificato.
Il cervello ha la capacità di cambiare il pensiero, di modificare la propria struttura, la propria funzione e le sue connessioni ed adattarsi agli stimoli a cui è sottoposto.
Lo yoga già secoli fa sosteneva: “dobbiamo liberarci delle vecchie emozioni, per liberarci dei ricordi che non ci piacciono. Dobbiamo sostituirli”. È per quello che facciamo svadhyaya, per studiare noi stessi. Conoscerci e aumentare la consapevolezza del sé.
Desikachar maestro di yoga, portava avanti gli studi di suo padre, famosissimo insegnante indiano Tirumalai Krishnamacharya. Entrambi affermavano: “Sostituire le associazioni meno desiderabili della mente con altre più desiderabili”. È questa la base del riprogrammare la nostra mente.
La felicità è tutta nella nostra testa. Possiamo semplicemente pensare di essere felici o possiamo finire in depressione a causa dei nostri pensieri.
Alcuni studi condotti dalla professoressa di psicologia Americana Sonja Lyubomirsky sono arrivati alla stessa conclusione degli antichi yogi:
il 40% della nostra felicità è determinato dal nostro modo di pensare. Il 10% è dovuto alle circostanze della nostra vita (lavoro, amicizia, famiglia, partner) e l’altro 50% è determinato dal nostro DNA (anch’esso può essere modificato grazie agli ormoni della felicità).
Studiare se stessi, richiede tempo. Non solo per la pratica in sé, ma anche per fare in modo che le cose diventino chiare.
Non sempre riusciamo immediatamente a trovare delle risposte alle nostre domande mentali. Spesso, quando ci troviamo in una situazione piacevole o disturbante, non riusciamo a capire perché ci sta accadendo. In un secondo momento invece tutto si fa più chiaro. Ma questo secondo momento non è detto che sia il giorno dopo, la settimana dopo o addirittura l’anno seguente.
Questi sono i momenti in cui dobbiamo guardare la nostra vita allo stesso modo in cui guardiamo un film, come una persona esterna.
Nello yoga viene definito “osservatore”. L’osservatore ha la capacità di rimanere presente, ma distaccato. Cercando di non lasciarsi coinvolgere.
Bisogna aver pazienza, cercando di rimanere più lucidi possibili. Per farlo dobbiamo riconoscere le nostre sensazioni e chiederci: “Perché ci sentiamo in un certo modo? Perché non tutti i giorni o le situazioni sono come vorremmo?”.
Se ci poniamo la domanda e stiamo in silenzio, lasciando che essa agisca dentro di noi, esiste una buona probabilità che la risposta arrivi.
Ricorda: “Non possiamo dare per certo che quello che è accaduto nel passato accadrà di nuovo. Soprattutto perché la vita è in continua mutazione, trasformazione, cambiamento”.
Gettando una nuova luce su una vecchia situazione, siamo in grado di lasciare andare una vecchia emozione e un vecchio schema di comportamento.
Come diceva Carrie Hope Fletcher:
“La felicità è sempre lì. Devi solo scegliere di vederla. Non ha senso soffermarsi sull’oscurità e ignorare la luce delle stelle”.
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